Chirurgia estetica: Gli specialisti dicono No al Far West
Ritoccati e infelici: il 35% di chi ha fatti ricorso ad “aiutini” estetici ha avuto effetti collaterali, il 17% lamenta complicazioni post-intervento e il 20%, cioè un paziente su 5, se potesse tornare indietro non lo rifarebbe. Sono alcuni dati emersi da un’indagine firmata Altroconsumo, nel corso di una tavola rotonda sulla sicurezza della chirurgia plastica, promossa dalla Fondazione Gustavo Sanvenero Rosselli. Ma anche i chirurghi non sono contenti dello stato attuale della situazione e auspicano una legge che ponga fine al “bisturi selvaggio”, mettendo finalmente in chiaro chi può operare e dove.
L’associazione consumatori ha interpellato sul tema chirurgia estetica 5 mila persone. Nel campione analizzato, il 5% delle donne e il 4% degli uomini si è sottoposto ad un intervento per sentirsi più bello, mentre una quota identica esclude a priori la chirurgia estetica. Ma anche i medici hanno i loro motivi di scontentezza: serve un disciplinare che chiarisca chi è autorizzato ad operare e con quali modalità. Serve anche un freno agli spot ingannevoli, trappole per clienti inconsapevoli, attirati da foto truccate e promesse che per i medici sono poi impossibili da mantenere. Senza dimenticare che il bisturi comporta sempre un certo margine di rischio, in condizioni limite anche mortale, avvertono i chirurghi plastici italiani.
Gli esperti commentano quindi positivamente il disegno di legge sulle operazioni al seno (registro delle protesi e divieto per under 18), ma chiedono di piu’: “Il Ddl voluto dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini è un ottimo segnale, però ci aspettiamo una regolamentazione che da un lato tagli le gambe alla pubblicità aggressiva e fuorviante, e dall’altro individui nel chirurgo plastico l’unico specialista autorizzato a un certo tipo di interventi”. Almeno per quanto riguarda i più rischiosi come la liposuzione o l’ addominoplastica.
La Fondazione Gustavo Sanvenero Rosselli l’ente per lo studio e lo sviluppo della chirurgia plastica dedica così una tavola rotonda a Solange Magnano, ex Miss Argentina morta nel novembre scorso a 38 anni, dopo un’iniezione fuorilegge di silicone liquido praticata a Buenos Aires da un medico non specialista. “Statistiche sul numero di incidenti o decessi in chirurgia plastica-estetica non esistono”, spiegano gli esperti. Ma per tutte le Solange morte lontano dai riflettori e per evitare che altri debbano perdere la vita solo perché si fidano della persona sbagliata, la Fondazione Rosselli propone di agire su tre fronti: “Legislazione, cultura e gestione del rischio”. La legislazione deve tutelare i pazienti a 360 gradi. In Italia, ricorda infatti la Fondazione oggi basta essere laureati in medicina e chirurgia per iniettare filler o botulino antirughe, o per eseguire un intervento anche complesso come una liposuzione. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Anche se il rischio zero non esiste, puntualizzano gli esperti “per minimizzarlo è giusto valorizzare il ruolo degli specialisti in chirurgia plastica (un migliaio nel nostro Paese), la loro formazione (5 anni di scuola di specializzazione) e la loro esperienza maturata sul campo”.