Sono escrescenze della mucosa intestinale che interessano soprattutto l’intestino crasso. Si possono sviluppare a ogni età, ma li si riscontra con maggior frequenza tra i 40 e i 70 anni. Il sintomo più comune è la perdita di sangue dal retto, ma possono essere asintomatici e venire scoperti, per caso, nel corso di un esame endoscopico del retto e dell’intestino. Si ricorre all’asportazione chirurgica nella maggior parte dei casi, per prevenire una eventuale trasformazione maligna di queste formazioni.
La preparazione
A casa: è necessaria una pulizia intestinale (con un purgante) 2-3 giorni prima dell’intervento e una dieta priva di fibre. A seconda del caso, può essere necessario prendere disinfettanti intestinali 5 giorni prima.
In ospedale: se sono di piccole dimensioni, possono essere asportati ambulatorialmente (con endoscopia). Nella maggior parte dei casi (soprattutto se sono di dimensioni maggiori o localizzati nella parte superiore dell’intestino), richiedono il ricovero in ospedale il giorno prima dell’intervento. Si eseguono i controlli di routine per l’anestesia.
L’intervento
Può essere fatto con tecnica tradizionale (con anestesia generale) o in endoscopia, con una blanda sedazione.
• nell’intervento tradizionale, il chirurgo pratica una incisione sull’addome: poi, una volta raggiunta la zona interessata, fa una piccola resezione (asportazione) della parte dell’intestino dove è cresciuto il polipo. L’intestino viene, quindi, suturato e la ferita ricucita. L’intervento dura, di solito da 60 a 90 minuti.
• in endoscopia, il chirurgo introduce nel retto un rettoscopio: una volta raggiunto il polipo, pone un’ansa metallica intorno alla sua base e, dopo averlo reciso con l’elettrobisturi, lo estrae dal retto. Si esegue poi un esame istologico del polipo estratto, per accertarne la natura.
La convalescenza
Di solito, ci si può alzare la sera stessa dell’intervento. Se si è trattato di un piccolo polipo, di solito la degenza non dura più di 3 giorni. Nel caso di resezione intestinale, il ricovero può essere di 8-10 giorni e l’alimentazione viene ripresa dopo la sesta giornata (nel frattempo, la nutrizione è garantita per via endovenosa). In questo caso, nei primi giorni viene mantenuto un sondino naso-gastrico per drenare le secrezioni dello stomaco.
• è necessaria una cura a base di antibiotici (dai 3 ai 6 giorni nei casi non complicati) e, fino a che non si recupera la completa mobilità, si deve seguire una profilassi trombo-embolica, con sostanze (per esempio, a base di nadroparina calcica) che evitano la formazione di trombi nelle vene delle gambe. La ferita rimargina in 10 giorni circa nell’intervento tradizionale.